sabato 17 maggio 2025

Cani per Imperatori



È sotto gli occhi di tutti che ormai la specie umana abbia come scopo non la riproduzione — come è stato dalla notte dei tempi per qualsiasi specie — ma l’accudimento di bestie varie, soprattutto cani.

Nati per servire l’uomo, ora vengono serviti, trattati coi guanti bianchi, meglio dei nostri simili che spesso schifiamo oltre ogni limite.

Quanto sto per raccontare, e a cui ho assistito in prima persona, per quanto incredibile è pura verità.

Piazza di una piccola e sonnacchiosa cittadina di provincia durante uno dei rari eventi che raccolgono un po’ di gente anche dai dintorni. La piazza si anima così di moltissimi cani… e di qualche sparuto ragazzino, rigorosamente figlio di immigrati.

Una bambina vede un cane che attira la sua attenzione: veramente bellissimo, con un pelo lucido e soffice come la chioma di una donna appena uscita dal parrucchiere. La coppia che orgogliosamente lo portava in giro, parlando con un conoscente, ne magnificava le doti come probabilmente nessun genitore ha mai fatto con i propri figli, godendo come ricci dell’ammirazione che la loro curatissima bestiola stava destando.

La suddetta bambina, a un certo punto, accarezza il cane e ne riceve alcune leccate, come generalmente fanno tutti i cani (lasciamo stare cosa lecca il cane oltre agli umani). La coppia manifesta un certo nervosismo — forse perché non certi dell’atteggiamento della loro bestiola — fino a quando la bambina perde interesse e passa ad altro.

A questo punto, con grande sollievo, l’uomo prende delle salviette umide da una specie di borsa da bebé e pulisce la faccia del cane. Il conoscente accenna un moto di stupore e, per alleggerire, dice:

“Che trattamento lussuoso, pure la pulizia della faccia!”

E l’altro, senza alcuna ironia, risponde:

“Sono salviette speciali per il muso, ma abbiamo anche quelle per quando fa i bisognini più impegnativi.”

A quel punto mi sono dovuto allontanare per non sopprimere il cane, i padroni, e poi suicidarmi.

Raccontando quanto accaduto alla mia dolce metà, mi è venuto in mente che forse nemmeno Serse di Persia o Alessandro Magno avevano uno schiavetto che gli puliva il culo quando andavano a cagare.

Cani come (o più) degli imperatori, appunto.

P.S. Naturalmente alla bambina immigrata nessuno dei genitori ha pulito le mani — ed è anche per questo che crescerà più forte, e conquisterà, giustamente, questo paese.



mercoledì 14 maggio 2025

Pedalatori dell'illusione / 2


Mentre scrivevo, o meglio facevo scrivere a ChatGPT “Pedalatori dell’illusione” (bel titolo, ma purtroppo non l’ho inventato io, bensì ChatGPT), con lo scopo di “schifare” la categoria e perché non mi veniva in mente nessuna storiella, mi sono rammentato di quanto accaduto diversi anni fa, prima che queste moto travestite da biciclette fossero così diffuse — e che probabilmente ha generato questa mia avversione.

Montagna, estate. Uno di quei posti fighi dove, se non sei completamente idiota o veramente ricco, ti trovi sicuramente a disagio. Qualche giorno di relax, dal costo salatissimo, ma con “occasione” Booking Genius prima della calata degli Unni agostana.
Mia moglie, bella e sportiva, mi "suggerisce" di fare una passeggiata tranquilla (30 chilometri fra andata e ritorno) a piedi.

Ora, è doveroso precisare che io sono tendenzialmente pigro, ma grazie alla determinazione di mia moglie ogni tanto vengo convinto a fare delle specie di “imprese” — soprattutto per me — ma assolutamente abbordabili per chi fosse dotato di un fisico, diciamo, non troppo imponente.
Ad ogni modo, colgo la sfida e ci prendiamo l’intera giornata. Complice una temperatura fresca e una discesa abbastanza dolce, riesco ad arrivare alla fine del tragitto di andata: giretto fra negozi (solo guardare), pranzo più o meno leggero (per quanto possa esserlo in montagna), e ritorno.

RITORNO!!!
Punto i piedi e intimo a mia moglie di prendere l’autobus: mai avrei affrontato quel tragitto in salita.
Dopo alcuni minuti di pantomima da parte mia, con mia moglie che mi guarda come se avessi 3 anni, naturalmente si parte e cominciamo la scalata.
Oddio, scalata... un tragitto perfettamente asfaltato, con pendenze minime compatibili con la ferrovia che percorreva il tracciato prima che diventasse passeggiata. Una strada dolce, tranne per uno scherzo di progettisti sadici che — non so per quale motivo — in prossimità di un ameno cimitero di paese decidono di inserire una scalata stile Monte Bianco, con pendenze proibitive.

Mi fermo alle pendici, indeciso sul da farsi, ma poi mi faccio forza, galvanizzato dal fatto che ero comunque arrivato fin lì, e affronto questa sfida aggrappandomi letteralmente al corrimano che qualche pietoso geometra comunale aveva fatto installare: qualche centinaio di metri, ma capaci di schiantarmi completamente.

Faccio leva sulle poche forze rimaste e mi isso per gli ultimi metri prima della vetta.
A quel punto, arriva un ciccione di 200 chili in bicicletta che mi brucia sulla cima senza fatica apparente.

Rimango basito.

Comincio a pensare di essere prossimo a un infarto, un rifiuto umano che vede ostacoli enormi dove altri vedono piccoli pendii, e mi deprimo.

Gli ultimi chilometri sono drammatici. Come Fantozzi, comincio ad avere le visioni: ciccioni che corrono, saltano e pedalano attorno a me, mentre io mi trascino per guadagnare l’albergo.

La sera, dopo cena, dico alla mia dolce metà che sono molto stanco dopo l’impresa e che preferirei dormire; mi addormento ed il sonno agitato è infestato dai soliti ciccioni danzanti.

L’indomani l’umore è migliore e decidiamo di fare un giro per il paese.
Qui vedo innumerevoli "noleggio biciclette" e, con la curiosità e la sagacia che mi contraddistinguono, mi avvicino a un addetto e gli chiedo come mai ci fossero tutte quelle biciclette, visto che la montagna è notoriamente impervia e attorno a me c’erano diverse persone ben poco atletiche.

Mi guarda stranito e mi dice: “Sono e-bike!”.

“E-cosa...?”

"Sono biciclette elettriche: permettono di andare in salita senza fatica"

“Ciccione maledetto e traditore”, penso fra me e me, “hai imbrogliato!”
Mi hai fatto sentire uno smidollato, ma non era farina del tuo sacco — o meglio, dei tuoi grassi muscoli.

Preso da sacro furore, voglio lavare l’onta e propongo a mia moglie di affittarle anche noi.
La mia bussola morale mi guarda dolcemente e mi dice: “Ma così anche noi saremmo dei bari!”.

Grazie, mia luce.

Anche se forse la frase non era proprio così.
Ma si sa, i ricordi migliorano con il tempo.

Pedalatori dell’illusione



C’è una nuova/vecchia generazione che avanza — o meglio, fa finta di avanzare — ed è fatta di uomini (e qualche donna, ma meno - le donne hanno mediamente più senso del ridicolo o forse a loro non piace pedalare - ) ultrasessantenni, vestiti come se stessero affrontando il Pordoi o lo Zoncolan. Casco aerodinamico, occhiali tecnici specchiati, completino aderente che lascia poco spazio all'immaginazione, e naturalmente: e-bike da 4.000 euro.

Li vedi partire fieri al mattino presto, col Garmin al polso e il cuore pieno di orgoglio.
Li incontri poi, qualche curva più in là, macinare kilometri come se fossero Pantani senza sforzo apparente. 
E nel mentre: documentano.
Stories, selfie, video con il tuta d'ordinanza e l’hashtag #impresadelsabato.
La loro convinzione è granitica: "oggi ho fatto 80 chilometri, pendenza media 5%. Meglio di quando avevo 20 anni!"

Ora. Nessuno vuole rovinare loro la festa.
Ma quei chilometri li ha fatti un motore elettrico da 250 watt, non la tua coscia.
E quella scalata eroica... è una statale con bar e fontanella ogni due chilometri.

Ma loro ci credono.

Ma io dico, non è meglio essere onesti con se stessi e compare una moto (magar elettrica per essere comunque green) oppure una bici normale che se fai 5 chilometri li hai fatti veramente tu e forse qualche caloria l'hai pure bruciata.

Avviso: scritto da ChatGPT su input del sottoscritto e revisione successiva perché oggi non avevo voglia di scrivere un cazzo. E poi sono talmente tanti e tutti uguali che un'aneddoto divertente specifico non mi è venuto in mente.

lunedì 12 maggio 2025

Nati vecchi



Esterno giorno.

Amene colline, dolcissimi pendii baciati dal sole. Vigneti ordinati, generosi, che producono vini eccellenti. Con mia moglie — che adora questi luoghi — decidiamo di incamminarci lungo un sentiero tranquillo, alla portata di qualunque passo, persino quello del mio pingue involucro.

In un paio d'ore, incontriamo nell'ordine:

  • Ciclisti (?) cinquantenni, in sella a e-bike d’ordinanza, completi fluo come se stessero affrontando il Tour de France. Fermi sulla strada (perfettamente asfaltata) intenti a scrivere sui social dei 50 km “percorsi”… in scooter. Perché sì, l’e-bike è uno scooter, ma loro sono convinti di aver scalato il Pordoi. “Sono meglio di quando avevo vent’anni”, dicono.
  • Un gruppo di giovani con zaini adatti a una spedizione in Antartide, e fisici scolpiti come se fossero appena usciti da una pubblicità di sportwear. Al confronto, io sembravo Roberto Bolle… sotto morfina.
  • Svariati gruppi di giovani adulti, ciascuno con una media di tre cani al guinzaglio. Nessun bambino all’orizzonte. Una specie ormai protetta, in via di estinzione.
  • Tre ragazze molto giovani, che probabilmente hanno iniziato a bere vino l’altro ieri. Le troviamo in una cantina rinomata, intente a riempire — con grande serietà — la loro “pagella dei vini in degustazione”.
Ed è a questo punto che mi assale la curiosità:

Com’è possibile che io, che bevo vino da quando sapevo appena pronunciare "vino", non mi sentirei mai degno di giudicare un viticoltore con 50 anni di esperienza… mentre queste ragazze sì?

Ma soprattutto:

Che cazzo ci fanno delle ragazze ventenni in una cantina a "degustare" vino ?


Segno del destino



Quando mi è venuto in mente di scrivere un diario — uno spazio dove dare voce a quelle riflessioni che, sempre più spesso, affiorano nella mia mente — avevo chiaro fin da subito che non avrei parlato di cose straordinarie. Quelle le lascio volentieri agli "influenser" con la vita sempre in modalità filtro Instagram.
Io volevo raccontare esperienze di vita vissuta, semplici, quotidiane. Quelle che capitano ogni giorno attorno a noi e che io, troppo giovane per essere un boomer e troppo vecchio per qualsiasi altra categoria riconosciuta dal sistema, faccio sempre più fatica a capire.
La seconda scelta è stata il nome del diario. Volevo qualcosa di abbastanza attraente, ma senza sembrare troppo serioso o pretenzioso.
Avevo pensato a un titolo, poi subito scartato convinto che fosse già stato usato, abusato e declinato in mille varianti.
Invece lo trovo lì: bello, pulito, disponibile. Pronto per essere usato.
A quel punto mi sono detto: sarà per forza un segno del destino.
Il resto — come si dice nei racconti con pretese molto più alte di questo — è storia.

Cani per Imperatori

È sotto gli occhi di tutti che ormai la specie umana abbia come scopo non la riproduzione — come è stato dalla notte dei tempi per qualsiasi...